Registrare il basso può essere piuttosto semplice. O almeno così sembra. Eppure, lo strumento che lega la sezione ritmica a quella armonica ha un’importanza fondamentale. E’ soprattutto da questo che deriva la percezione della “dimensione” in un mix. Vale quindi la pena di raccontare uno dei tanti modi per registrare un basso elettrico.
Registrare il basso: di che tipo?
Prima di tutto lo strumento: ci sono molti tipi di basso, classificati rispetto a quante corde montano. Noi rimaniamo sulle 4 corde. Detto questo, ci sono due principali tipologie di basso elettrico che possono influenzare anche parecchio le scelte operative che si possono fare in studio: il basso con i pickups attivi e con quelli passivi. In questo racconto, usiamo un basso passivo, un Fender SQ Vintage Mod Jazz 3TS. Pur essendo uno strumento di fascia bassa, almeno per quanto riguarda il prezzo, l’ho scelto perché suona davvero molto bene (mi ha costretto a sostituire bassi molto più costosi!) ed è molto rispettoso nei confronti del classico suono Jazz Bass di casa Fender.
Accordatura e setup
La perfetta accordatura e un setup corretto è alla base di una registrazione di basso. Non va mai sottovalutata la manutenzione, così importante sia per il performer, sia per chi si trova dall’altra parte della DAW (Digital Audio Workstation). Chi non ha molta esperienza in studio tende a sottovalutare questo aspetto, dando maggiore importanza a pedali, amplificatori e a tutto ciò che si trova dopo lo strumento. Ma la ricerca della qualità è una partita che si gioca a monte e si cura fino a valle. Quindi lo strumento, la scelta delle corde e il modo di suonare del musicista sono i primi elementi che dovrebbero essere presi in considerazione per una buona riuscita. Tutto il resto viene dopo. E ora diamo un’occhiata a questo dopo.
Registrare il basso: la D.I. (Direct Injection)
La sigla D.I. sta per Direct Injection, ma anche per Direct Input e Direct Interface. Qualsiasi sia la scuola di pensiero, tutto questo fa rifermento a un dispositivo capace di adattare l’impedenza del segnale trasmesso dal basso (o più generalmente da tutti gli strumenti elettrici a corde), rendendolo adeguato ad entrare nei nostri convertitori con il giusto rapporto S/N (la differenza tra il Segnale e il Rumore, in questo caso a vantaggio del primo). Ci sono D.I. box apposite per far questo. Qui al Lipstick Studio uso un EBS ValveDrive, principalmente perché mi permette un certo controllo sulla timbrica e sull’eventuale distorsione che potrei voler aggiungere. Non uso quasi mai microfonare un amplificatore, dal momento che le emulazioni software suonano molto bene nel caso di un basso. Quindi posticipo queste scelte in fase di mix concentrandomi maggiormente sul suono della D.I.
Registrare il basso: il preamplificatore
Questo è il vero cuore della ripresa. Potrei entrare nel convertitore già subito dopo la D.I., ma preferisco comunque lasciare gran parte del lavoro di preamplificazione a un API 512c, perché mi piace come mette in evidenza la presenza delle medie frequenze e soprattutto come controlla le note più gravi del basso. Questo preamp mi permette infatti di ottenere delle frequenze basse “ferme”. Viste le problematiche che possono tirare fuori queste frequenze, parto già avvantaggiato se dispongo di un preamp che mi aiuti a controllare la dinamica lì sotto.
Dinamica sotto controllo con il compressore
Parlare genericamente del controllo della dinamica è difficile. Dipende sempre dal risultato che si vuole ottenere e dal modo di suonare del musicista. In linea di massima, potrei scegliere di usare qualcosa che aggiunga armoniche in modo gradevole e allo stesso tempo reagisca molto velocemente. Il basso è uno strumento che, all’interno di un mix affollato, ha bisogno di essere domato, per evitare un successivo mix poco a fuoco e infangato. Ecco allora che mi viene in aiuto un IGS Volfram Limiter, progettato sull’Urei 1176, un compressore FET famoso nell’industria discografica per la sua timbrica e per la sua curva di compressione piuttosto ripida e veloce. I parametri possono variare davvero di molto. Posso solo dire che, generalmente, se ho bisogno di più attacco, lascerò la manopola Attack più vicina al numero più basso (questo compressore ha la particolarità che più è alto il numero, più veloce sarà la risposta e viceversa). La Release, che regola appunto il rilascio della compressione, rimarrà quasi sempre veloce (con le dovute eccezioni). Non sempre utilizzo questa soluzione: a volte preferisco un compressore più lento e “sinuoso” come un ottico-valvolare, altre volte un velocissimo VCA. È materia di dibattito anche il rapporto di compressione che dipende – come sempre – dal contesto.
Equalizzare il basso elettrico
A questo punto dovrei già avere un suono di partenza convincente. E’ arrivato il momento di fare un po’ di sound shaping. Qui si apre un altro mondo, perché quasi tutti gli equalizzatori possono fare al caso nostro, a patto che siano di qualità. In linea di massima, uso l’EQ del BAE 1073 oppure il Pulse Techniques Pultec EQP-1S. Quest’ultimo mi offre la possibilità di ottenere delle frequenze basse importanti senza mai restituire fango grazie al famoso Pultec Low End Trick: si tratta di enfatizzare le basse frequenze attenuandole allo stesso tempo. Questo è reso possibile grazie alle due manopole indipendenti di attenuazione e boost che fanno riferimento alla stessa frequenza. Il taglio delle frequenze altissime e un boost alla frequenza media cardine del nostro basso chiuderanno poi la catena. Il risultato è pazzesco: basso grande, a fuoco e presente.
Conclusione
Devo dirlo ancora: ci sono molti modi per registrare un basso e tutto sommato non è neppure troppo difficile. Bisogna però avere un orecchio attento al low end, le frequenze più basse, e soprattutto non perdere mai di vista quale deve essere l’obiettivo. Se abbiamo registrato correttamente il nostro basso elettrico, scopriremo di aver fatto una parte del lavoro molto importante e il successivo mix sarà estremamente più facile e divertente.
Se ti piace come lavoro, contattami per realizzare la tua produzione.
Iscrivetevi al canale YouTube – Lipstick Studio, troverete video tutorial e altro materiale interessante. Qui la lista degli articoli.